
Nel corso degli ultimi mesi, ASGI attraverso il progetto In Limine, ha intrapreso un lavoro di monitoraggio della struttura di Roccella Jonica deputata alla prima accoglienza delle persone che giungono su quel territorio e delle relative procedure messe in atto.
Sono state presentate diverse istanze di accesso civico generalizzato riscontrate dalla Prefettura di Reggio Calabria dalle quali è emerso, anzitutto, che si è in procinto di realizzare a Roccella Jonica un punto di crisi di cui all’art. 10-ter del D.Lgs. 25 luglio 1998 n. 286 (c.d. “hotspot”) per cui sarebbero in corso di esecuzione le attività necessarie.
Allo stato attuale, le persone vengono accolte presso una tensostruttura situata al Porto delle Grazie che risulta, da ciò che è stato possibile monitorare, assolutamente inidonea allo svolgimento di tale funzione.
Le persone transitate dal centro nel periodo che va dal 01.01.2022 al 23.11.2022 sono 6.660 di cui 1.087 donne, 811 MSNA e, tra loro, 3 infraquattordicenni. Provengono da: Afghanistan (1.907), Egitto (772), Siria (593), Iran (459), Iraq (411), Pakistan (326), Bangladesh (209), Libano (189), Palestina (124), Turchia (36), Israele (14), Somalia (10), Ucraina (5), Libia (4), Russia (3), Uzbekistan, Marocco e Kuwait (2), Armenia, Azerbaigian, Yemen e Sudan (1).
Il numero di fogli notizie compilati è di 4.758, mentre le manifestazioni di volontà di chiedere protezione internazionale sono 2.223. I richiedenti risultano provenire da: Egitto (718), Afghanistan (594), Pakistan (293), Siria (231), Bangladesh (199), Libano (71), Iran (40), Iraq (31), Israele (14), Palestina (10), Turchia (9), Somalia (8), Ucraina (2), Russia (2), Marocco (1).
I decreti di respingimento ex art. 10 c.2 D.lgs n. 286/98 sono, invece, 2.208.
Il tempo di permanenza non viene registrato e non sono stati, dunque, forniti dati sul punto.
Le condizioni igienico-sanitarie sono totalmente inadeguate, non vi sono impianti di climatizzazione e, nonostante venga riferito che vi sarebbero appositi moduli che avrebbero la funzione di ospitare le persone maggiormente vulnerabili, risulta che la promiscuità sia pressoché totale, senza che siano assicurati spazi dedicati a donne, msna, nuclei familiari.
Nonostante non sia ancora formalmente stato implementato, è applicato il c.d. “approccio hotspot” e viene confermato, in continuità con tale prassi, lo svolgimento delle procedure di identificazione e fotosegnalamento all’interno del centro nel corso delle quali non è consentito alle persone di uscire dalla struttura.
Vi è, dunque, una privazione de facto della libertà personale che, in base all’entità dei flussi, può durare anche per diversi giorni in aperto contrasto con quanto stabilito dall’art. 13 della Costituzione e dall’art. 5 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
In seguito all’espletamento delle procedure di identificazione e fotosegnalamento, gli adulti hanno la possibilità di uscire liberamente, contrariamente ai minori stranieri non accompagnati che sembrerebbero invece permanere in una condizione di trattenimento de facto, spesso per diverse settimane, stanti le difficoltà accertate nell’individuazione di centri disponibili ex art. 19 D.lgs 142/2015. Tale prassi è in contrasto con quanto previsto dalla l. 47/2017 e dal d.lgs 142/2015 relativamente all’accoglienza dei msna.
Oltre alla prassi di illegittima privazione della libertà personale, connaturata all’approccio hotspot, lo stesso si caratterizza per pratiche di selezione e classificazione delle persone straniere in ingresso con riferimento all’esercizio del diritto di asilo che nel caso specifico di Roccella Jonica assume dinamiche differenti si inserisce perfettamente nel sistema di contenimento producendo molto probabilmente un dato falsato in merito agli effettivi richiedenti asilo e una distinzione su base nazionale con riferimento al esercizio di tale diritto.
In generale, ciò che è emerso è una gestione che risponde come di consueto ad una logica emergenziale, informale e scarsamente strutturata, tanto da un punto di vista materiale quanto procedurale, che implica, naturalmente, la contrazione dei diritti delle persone ospitate all’interno della struttura.
Sarà importante continuare a monitorare quanto accade in questo luogo di frontiera e le evoluzioni che verranno, alla luce della formalizzazione dell’approccio hotspot e al fine di tutelare i diritti delle persone in arrivo.