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Nel CPR di Torino vanno assicurati i diritti umani

25 Gennaio 2022

Il 7 novembre 2021 la cronaca locale di Torino de La Stampa e Repubblica dà la notizia del deposito delle relazioni dei consulenti tecnici dei Pubblici Ministeri nell’ambito dell’indagine avviata dopo il suicidio di Moussa Balde, della Guinea, all’interno del C.P.R. di Torino, e successivamente gli stessi quotidiani pubblicano la notizia dell’iscrizione tra gli indagati di cinque poliziotti della Questura piemontese, che si aggiungono al medico e al direttore della struttura.


ASGI con questa breve nota vuole ribadire, ancora una volta, l’assoluta urgenza di un intervento del legislatore per i cittadini stranieri trattenuti nei CPR, ai quali troppo spesso lo Stato italiano non assicura la tutela di quei diritti inviolabili di cui all’art. 2 della Costituzione, garantiti allo straniero anche in conformità dell’ordinamento internazionale (art. 10 Cost.), e per i quali non è ammissibile nessuna sorte di discriminazione (art. 3 Cost.).

Si ritiene necessario ribadire le nostre posizioni anche in seguito alla conferenza stampa del SIULP provinciale di Torino, indetta contestualmente alla notizia del deposito delle relazioni sulla morte di Moussa Balde, nel CPR di Torino il 23 maggio 2021, detenuto  non quale persona pericolosa, ma quale straniero in situazione di soggiorno irregolare, accertata subito dopo essere stato vittima di reato da parte di cittadini italiani.

In tale conferenza veniva affermato che ” gli immigrati trattenuti nel CPR di Torino sono tutti pluripregiudicati, persone pericolose già condannate per reati di maltrattamento in famiglia, e/o spaccio e/o radicalismo islamico“.

Non solo questa dichiarazione è falsa, ma è anche indubbio che, indipendentemente da eventuali precedenti penali, i diritti fondamentali devono essere assicurati, come ribadito anche dal Garante Nazionale nel Rapporto dell’8 settembre 2021.

La necessità di ribadire la nostra contrarietà a queste strutture e di denunciare le violazioni che vi avvengono diventa ancora più impellente in seguito ai recenti accadimenti: Wissem ben Abdellatif, giovane tunisino di 26 anni di Kebili, è morto all’ospedale San Camillo dopo essere stato trasferito dal Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) di Ponte Galeria il 28 novembre 2021, e B.H.R., un uomo di nazionalità marocchina che si è tolto la vita all’interno del CPR di Gradisca,  il 7 dicembre 2021.

Questi tragici accadimenti dovrebbero indurre le Istituzioni a interrogarsi se tali “luoghi di non diritto” siano compatibili con l’ordinamento democratico costituzionale italiano e se sia davvero necessario in una società democratica rinchiudere in luoghi di detenzione amministrativa persone la cui colpa è essere straniere e non essere titolare o non essere più titolare di un permesso di soggiorno. 

La nota

Tags: allontanamento;, condizioni di trattenimento, CPR;, detenzione amministrativa

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In Limine è un progetto dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI*) che affronta i temi dell’approccio hotspot, delle politiche di gestione delle frontiere e dell’accesso alle procedure di asilo.

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