Un contributo di Carolina Di Luciano
Nel secondo semestre del 2020 si è assistito ad un aumento consistente degli sbarchi sulle coste siciliane. La maggior parte delle persone sbarcate nei porti italiani nell’ultimo anno sono di nazionalità tunisina: costituiscono il 40% del totale. L’incremento del flusso migratorio dalla Tunisia è stato esponenziale rispetto all’anno precedente: nel 2020 sono sbarcate 12.978 persone, circa cinque volte tanto il numero di quelle del 2019, ovvero 2.654. Il picco è stato raggiunto nel luglio 2020 con l’arrivo di 4292 cittadini tunisini[1].
L’aumento degli sbarchi ha portato ad un intensificarsi delle relazioni diplomatiche tra Italia e Tunisia e nella visita della delegazione italiana ed europea a Tunisi del 17 agosto 2020. I Ministri, dell’Interno, Luciana Lamorgese, e degli Esteri, Luigi di Maio hanno dichiarato di aver, in quell’occasione, rafforzato la cooperazione con il governo tunisino per gestire le partenze e aumentare i voli di rimpatrio[2]. Successivamente tale visita si è assistito ad un aumento dei voli charter di rimpatrio verso la Tunisia e ad un ricorso maggiore alla misura del trattenimento nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR).
Nel dicembre del 2020, ASGI, nell’ambito del progetto In Limine, ha presentato una richiesta di accesso agli atti al Ministero dell’Interno per conoscere il numero dei cittadini tunisini rimpatriati nel periodo compreso tra il 1° agosto e il 30 novembre del 2020, con specifico riferimento alle modalità di rimpatrio. In particolare, in caso di rimpatrio con voli charter, è stata chiesta la capienza degli stessi, la cadenza settimanale e i giorni in cui si effettuano i rimpatri, nonché gli aeroporti di partenza. Occorre specificare, a tal proposito, che le operazioni di rimpatrio verso la Tunisia si svolgono principalmente tramite volo charter nazionale in presenza della scorta delle forze di polizia che svolgono attività di controllo prima e durante il volo. In alcune occasioni, il rimpatrio può avvenire tramite voli commerciali di linea, in presenza o meno della scorta delle forze di polizia.
Nella tabella seguente si riportano i dati ricevuti dal Ministero dell’Interno[3], in riferimento al numero di cittadini tunisini rimpatriati con indicazione delle modalità di rimpatrio (se tramite volo charter o volo commerciale di linea, con scorta o senza). In merito alle altre questioni oggetto di accesso civico, il Ministero ha rigettato l’istanza opponendo motivi di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico, e delle relazioni internazionali con paesi terzi.
Dai dati riportati emerge l’uso sistematico di voli charter verso la Tunisia che dagli usuali 2 voli settimanali[4] sono in certi casi quadruplicati. Il totale delle persone rimpatriate nei soli quattro mesi considerati è di 1509 persone, quota che si avvicina al totale di 1793 cittadini tunisini rimpatriati nell’intero anno del 2019[5].
Nel gennaio 2021, ASGI ha presentato una nuova istanza di accesso agli atti per conoscere il numero delle persone transitate nei CPR e delle persone rimpatriate nel periodo da Novembre a Gennaio 2021[6]. I dati ricevuti confermano il trend dei mesi precedenti, mostrando anche come la nazionalità tunisina sia al momento prima per numero di rimpatri e di presenze nei CPR, seguita dalla nazionalità albanese, marocchina e georgiana, in numeri consistentemente minori.
Di seguito, una rielaborazione grafica dei dati ricevuti.
I numeri elevati dei rimpatri sono una chiara spia di allarme di quello che è diventato il sistema “a porte girevoli” destinato ai cittadini tunisini sbarcati in Italia. Appare una prassi, ormai consolidata, effettuare al momento dello sbarco nel nostro territorio una selezione basata sulla mera nazionalità, che porta il viaggio migratorio di ciascuna persona ad un esito prestabilito[7]. Attualmente, infatti, i cittadini tunisini che sbarcano vengono tendenzialmente identificati presso l’hotspot di Lampedusa, scontano il periodo di isolamento fiduciario, generalmente sulle navi quarantena, all’esito del quale vengono, nella maggior parte dei casi, trasferiti in un CPR sul territorio, per poi ritornare, paradossalmente , “al VIA!”, in Sicilia, per l’identificazione consolare pre- rimpatrio. Si tratta di una procedura che rischia, in ogni sua fase, di violare i diritti dei cittadini tunisini. L’accesso alla richiesta di asilo, infatti, risulta ostacolato da un’informativa inesistente, o comunque errata e incompleta fornita al momento dell’arrivo e dalla compilazione del c.d. foglio-notizie, volto a pre-determinare la condizione giuridica della persona[8]. A tal riguardo, è stata riscontrata una prassi secondo la quale, in alcuni casi, generalmente dopo il periodo di isolamento fiduciario e prima di adottare un provvedimento di allontanamento, è stato richiesto di sottoscrivere un secondo “foglio notizie” e una “scheda-informativa” in cui si dichiara in forma scritta di non avere intenzione di chiedere asilo, compromettendo, nuovamente, la formalizzazione di una richiesta di protezione[9]. Infine, in merito alla sfera della libertà personale, presentano notevoli profili di criticità il periodo di isolamento fiduciario, svolto sulle navi quarantena, di dubbia natura e costituzionalità[10], ed il trattenimento presso i CPR, dove spesso è complicato il pieno esercizio del diritto di difesa[11].
L’analisi di queste prassi e dei dati sulla gestione della migrazione dei cittadini tunisini mettono in evidenza una serie di criticità che riguardano strutturalmente le procedure di frontiera e i dispositivi di controllo e di garanzia. La carenza di informazioni sulle conseguenze dell’ingresso in Italia, sulla condizione giuridica e sul diritto a chiedere asilo, unita agli ostacoli che incontrano nell’accesso alle procedure di riconoscimento della protezione internazionale, determinano infatti lo status giuridico e il successivo trattamento dei cittadini tunisini, spesso in violazione delle norme sull’asilo e del principio di non refoulement.
[1] I dati sono reperibili su UNHCR, Italy Sea Arrivals December 2020,
[2] Rai News, La missione dei ministri Di Maio e Lamorgese in Tunisia, i migranti irregolari saranno rimpatriati, 17 agosto 2020; Sul sito del Ministero degli Esteri, le dichiarazioni del Ministro Luigi Di Maio, sul sito del Ministero degli Interni, le dichiarazioni della Ministra Luciana Lamorgese.In seguito a queste dichiarazioni, ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), FTDES (Forum Tunisien pour les Droits Économiques et Sociaux) e ASF (Avocats sans frontières) hanno presentato richieste di accesso agli atti ai governi dell’Italia e della Tunisia. Le risposte ricevute sono state pubblicate sul sito di ASGI, Intesa Italia-Tunisia: Pubblicate le risposte alle richieste di accesso civico. Per un breve resoconto della storia degli accordi tra Italia e Tunisia: Le conseguenze concrete degli accordi fantasma: Italia e Tunisia fra rimpatri e opacità ,Sciabaca&Oruka, ASGI.
[3] Si veda, I rimpatri dei cittadini tunisini: i dati ottenuti dalle autorità competenti, In Limine, ASGI.
[4] Si veda Rimpatri in Tunisia: ripresi i voli charter bisettimanali. Dal 10 agosto, 40 tunisini a trasferimento ,sito del Ministero dell’Interno.
[5] Relazione al Parlamento 2020, Garante Nazionale delle persone private della libertà,Tabella 2.6 Numero complessivo di persone rimpatriate divise per nazionalità, anno 2019.
[6] Si veda Quante persone sono state rimpatriate e/o transitate nei CPR nell’ultimo periodo di emergenza sanitaria? 9 marzo 2021, In Limine, ASGI.
[7] Come approfonditamente riportato in Ombre di frontiera. Poltiche informali di detenzone e selezione dei cittadini stranieri, In Limine, ASGI.
[8] Si veda, Determinazione della condizione giuridica in hotspot, Nuove procedure osservate a Lampedusa, 29 Aprile 2019, In Limine, ASGI.
[9] In aggiornamento a quanto appena esposto, Esiti delle procedure attuate a Lampedusa per la determinazione della condizione giuridica dei cittadini stranieri, 29 maggio 2019, In Limine, ASGI; Cassazione sulle prassi hotspot: il secondo foglio notizie non può limitare l’accesso al diritto di asilo in Italia, 10 settembre 2020, In Limine, ASGI;
[10] Per un’attenta analisi a riguardo, Dossier di CILD sulla Detenzione migrante ai tempi del Covid
[11] Si riporta, a titolo esemplificativo, la recente vicenda del CPR di via Corelli a Milano, ove l’isolamento sanitario ha impedito alle persone trattenute di incontrare per due settimane i propri avvocati e quindi di esercitare il diritto alla difesa, Violato il diritto di difesa e alla comunicazione nel centro di detenzione per migranti di Milano, lettera firmata da ASGI, Naga, LasciateCIEntrare e Mai più Lager – No ai CPR.